SOS Gardener K.O.

Oggi è il mio primo giorno di lavoro qui al Ballynamire Equestrian College, Mrs. Smith mi ha infatti concesso un'intera settimana per sistemare i miei averi nel nuovo alloggio e per redigere un piano di cura del verde prima di farmi mettere all'opera, ma ora quel momento è arrivato. Ho deciso di iniziare dal parco perchè, nei giorni scorsi, ho avuto modo di capire che sia uno dei luoghi più frequentati dai ragazzi dopo le scuderie e dunque penso sia importante prendersene cura non solo il prima possibile ma anche con la maggiore cadenza possibile.
Dopo una breve ma abbondante colazione, di buona qualità e a base di pancakes e frutta di stagione, mi dirigo subito verso il capanno degli attrezzi per prendere un tosaerba. La prima cosa che ho intenzione di fare, è spuntare l'erba del cortiletto rettangolare dietro gli alloggi. E' un posto che gli altri ragazzi immagino considerino estremamente spazioso ed elegante, con tavoli e sedie bianche in ferro battuto, una fontanella centrale in pietra bianca in stile Neoclassico, che tuttavia, stona con il complesso in laterizio rosso e pietra grigia che costituisce la nostra residenza e tanti alberi e cespugli. Superato un ponticello c'è poi il parco vero e proprio, tuttavia di quello mi occuperò più tardi, ora la cosa più importante è curare il praticello su cui sputano, ai quattro angoli, delle mezze lune di terreno.
La giornata si preannuncia calda, secondo gli standard della regione, con un bel cielo terso e chiaro... sono quasi sicuro che prima o poi inizierà ad affluire un sacco di gente. I ragazzi, a quanto ho visto, non sono eccessivamente mattinieri, quindi ho ancora un po' di tempo per lavorare in tutta tranquillità. Accendo, non senza difficoltà, il grosso tagliaerba e mentre cerco di seguire nel modo più regolare possibile il perimetro, fischietto "Killing me Softly" una delle canzoni di Frank Sinatra che preferisco.

Con un sonoro sbuffo spengo la sveglia. Mi ero ripromessa di andare a correre, ma adesso che ho gli occhi semiaperti, la voglia di alzarmi mi è decisamente passata. Mi alzo a malavoglia dal letto, dirigendomi verso il bagno per lavarmi la faccia e sistemarmi: Ho due grandi borse nere sotto gli occhi, chiaro segno che ho dormito poco e male. Il fuso orario mi mette ancora fuori gioco e il letto nuovo non mi aiuta di certo a dormire.
Dovrò farci l'abitudine.
Mi raccolgo i capelli in una coda di cavallo e apro la cabina armadia: Prendo un semplice top e un paio di pantaloni sportivi. Con Tees ho capito che devo rinforzare la muscolatura nelle gambe, quindi con un po' di jogging e palestra spero di migliorare la cosa. Non mi era mai successo che dovessi migliorarmi fisicamente per gestire meglio un cavallo, eppure il morello era stata una grande sorpresa.
Con un sonoro - e poco elegante - sbadiglio mi cambio: Indosso i vestiti, le scarpe, sistemo la mia fascia da braccio per il telefono e prendo gli auricolari. Controllo la coda e mi guardo allo specchio. Sono quasi pronta.
Passo leggermente il correttore sotto le borse degli occhi per coprirle e lo uniformo con la pelle. Non mi piace truccarmi quando faccio attività fisica, e anche se il rischio di incontrare qualcuno - per via dell'orario - è minimo, voglio essere preparata.
Sono pronta.

***

Respiro e inspiro, cercando di alternare piccoli sprint e una corsa più regolata, concedendomi di tanto in tanto qualche pausa, camminando velocemente. Sono abituata ad andare a correre, non ho troppi problemi con la resistenza, ma oggi ho decisamente corso più del previsto. Inoltre il fastidioso rumore di un tagliaerba mi infastidisce, impedendomi di concentrarmi al meglio. Gli auricolari non aiutano perchè non riescono ad isolare completamente quel fastidioso ronzio che si percepisce anche ad un'incredibile distanza.
Con uno sboffo rallento il passo, fino a camminare. Continuo così per circa cinque minuti prima di riprendere la corsa e imbattermi in quel diabolico affare, pilotato da un ragazzo, dai lineamenti famigliari.
Maximilian. Si era offerto di portarmi le valigie al mio arrivo a Ballynamire. Decido di non fermarmi, questa volta rallento, fino a camminare, decisamente senza aria. Spero solo non mi riconosca o, ancora meglio, la smetta di far funzionare questo arnese il prima possibile.