We can do better

22.07.2018 | mattina [Daniel & Mimosa]

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    Ho sempre avuto un debole per le cose impossibili➰♥

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    Quando ho visto Clair de lune mi sono subito innamorata di lei, perché mi ha ricordato le bellissime terre del Peloponneso, della mia patria. Proprio per tutte le macchie del suo manto, che in molti potrebbero definire imperfezioni, mi ricorda casa. La terra arida con poco verde è nulla in compenso alle colline verdeggianti tipiche dell'Irlanda, ma è pur sempre una mancanza che non verrà colmata facilmente.
    Mi chiedo quanti giorni ci metterò per ambientarmi e se questa volta, a differenza del vecchio collegio, riuscirò a farmi dei veri amici. Quelli che avevo al collegio, non erano degli amici, erano delle conoscenze di convenienza, diciamo così. E non perché fossi io quella che cercava questo tipo di conoscenze. Se fosse stato per me sarei anche entrata nel gruppo dei nerd, ma non ne capisco nulla di compiuter e videogiochi. Semplicemente non mi trovavo bene in nessun gruppo, in nessun stereotipo. Scuoto la testa, tornando al presente.
    È una bella mattina di luglio e io sono da poco arrivata al Ballynamire, con un giorno di ritardo rispetto a quello concordato per l'arrivo, a causa di un problema con l'aereo nell'aereoporto di Atene. Per non parlare del fatto che hanno perso la mia valigia e mentre aspetto che me la ritrovino sono costretta ad indossare dei vecchi vestiti della signora Smith per fare gli allenamenti. Quindi oggi il mio look non è dei migliori, non che me ne sia mai importato più di tanto, finché sto comoda. E devo dire che la camicia di flanella blu che la Smith mi ha prestato è davvero comoda e calda il giusto per questo tempo sbarazzino. Nei pochi giorni da quando sono qui il tempo ha continuato a cambiare, cosa un pochino irritante a dire il vero.
    Ora io e Nannerl siamo sulle rive del fiume, a ispezionare il posto, completamente nuovo per entrambe.
     
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    Ecco, questo é uno dei momenti in cui mi manca Parigi: possibile che a quasi fine Luglio ci siano solo venti gradi di prima mattina? Sbuffando un po' mi sono alzato, lavato, ho fatto colazione con gli altri e poi ho deciso di passare del tempo col cavallo che ho scelto ieri, Value Point. Mi ha colpito subito per la pezzatura, e ad essere sincero all'inizio credevo si trattasse di una femmina, visto il portamento elegante e il carattere espansivo; ma no, é un bel maschietto che io ovviamente chiamo Valiú, perché un francese non si smentisce mai. Ora sono proprio a cavallo, mi sto facendo un giro visto che le lezioni sono ancora lontane. Indosso un paio di jeans elastici, il mio maglione rosso preferito con la stampa di Grifindoro e ovviamente gli stivali adatti per cavalcare. Al polso il mio solito orologio, per tutto il resto bastano i miei capelli no? Sospiro, sono rilassato e spero solo che questa esperienza porti i suoi frutti e che non siano solamente soldi buttati! Di tanto in tanto mi limito a soffiare in su un po'di aria per evitare che un riccioli di capelli mi ricada sugli occhi. Quando sbocco sul fiume noto a qualche metro di distanza un'altra persona a cavallo, presumibilmente una ragazza. Non mi pare di averla già vista, anche se ieri in effetti c'era una ragazza bionda fra i nuovi arrivati. Ci rifletto un attimo su a fronte aggrotta, poi schiocco la lingua sul palato e decido di avvicinarmi, rilasciando un leggero colpetto a Value che quindi inizia a trottare in quella direzione. Una volta che l'affiancamento però non mi ritrovo la ragazza che credevo di aver incrociato «Tu non sei Diana» commento, fra il divertito e il sorpreso, alzando appena un sopracciglio. Per un secondo mi guardo intorno, poi di nuovo verso la ragazza “nuova” «Non c'eri ieri?» questo posto, chissà perché, mi rende più amichevole del solito.
     
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    Nonostante sia estate l'aria è fresca e umida, cosa che non so ancora se mi piace o meno. Non ho mai gradito particolarmente il cambio clima, perché solitamente non sto molto bene la prima settimana in un nuovo posto. Nessuno è mai riuscito a spiegare questo mio malessere fisico per i viaggi, anche se alcuni dottori sospettano che sia colpa del cambiamento di acqua. Se non fosse per questo problema forse viaggiare mi piacerebbe, invece è una cosa che detesto e faccio il minimo indispensabile. Ogni volta che in estate andavo a trovare i nonni in Italia, i genitori di mio padre, stavo male la prima settimana. Mio nonno Alberto, che uomo lui, finì anche col mandarmi dalla psicologa, dicendo che magari il mio problema era psicologico e causato dal fatto che non volessi stare con loro. Cosa non vera, perché è stato lì che ho conosciuto la monta western.
    Sospiro, al ricordo di mio nonno. Inutile dire che mi manca molto.
    «Tu non sei Diana» sento dire. Sussulto spaventata dalla voce di un ragazzo, che mi si è affiancato con il suo cavallo. Ero così immersa nei miei pensieri che non mi sono accorta del suo arrivo. Sposto le redini dalla mano destra alla sinistra e la porgo al ragazzo con un sorriso. «No, mi dispiace. Io sono Mimosa.» mi presento, guardandolo. Sembra un ragazzo gentile di primo acchito, ma è troppo presto per fare delle deduzioni.
    «Non c'eri ieri?» mi chiede poco dopo. Passo una mano sul collo di Clair de lune mentre camminiamo sulle rive del fiume verso l'ignoto. Scuoto la testa concentrando la mia attenzione di nuovo sul ragazzo. «Purtroppo non sono riuscita ad arrivare in tempo, ho avuto dei problemi con il volo da Atene.», rispondo sinceramente.
     
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    :daniel:
    Non riesco a trattenere un sorrisetto divertito, arricciando un angolo delle labbra: povera ragazza, doveva essere sovrappensiero! Poi mi porge la mano sinistra. Ma che? Ho un attimo di impasse in cui la guardo sbatacchiando le palpebre, poi reclino il capo da un lato e faccio lo stesso: allungo la mancina per stringerliela durante la presentazione, lasciando così le redini. La prima cosa che mi viene da dire, perché io non penso, é «Come la... torta?» perché effettivamente non si può negare sia un nome peculiare. Lo dico alzando leggermente le sopracciglia sulla fronte, un secondo prima di riportare la mano sulla briglia del cavallo. «Io mi chiamo Danièl.» le faccio solo allora, alternando lo sguardo da lei al panorama circostante. La ascolto parlare e poi mi soffio l'apice dei capelli ribelli, per andare ad accarezzare la criniera di Value Point mentre continuiamo a camminare lungo il fiume «Oh, sei greca?» fortuna che parliamo tutti un'ottima inglese, altrimenti comunicare sarebbe impossibile. Che poi a me non é la grammatica, é l'accento che mi frega. «Non sono mai stato in Grecia.» ammetto con un pizzico di dispiacere, sognando un po' ad occhi aperti per qualche secondo. Infine mi viene un'idea, forse una semplice voglia dovuta al contesto «Dai, vediamo chi arriva prima lí in fondo!» esclamo indicandole un determinato punto con un dito, prima di dare un colpetto con lo stivale al mio cavallo per farlo partire al galoppo. «Com'é che si chiama il tuo?» domanda che rimane un po' nell'etere visto che ormai mi sono staccato, anche se sono voltato con la testa per vedere se la ragazza accoglie la mia sfida.
     
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