Before and After

Ed eccomi qui, su un taxi diretto nel bel mezzo del nulla, solo perché i miei genitori non sono particolarmente soddisfatti con il mio rendimento scolastico... o meglio, non sono soddisfatti del fatto che io non apra libro, perché tutto sommato non vado neppure poi tanto male a scuola. Non sono certa mi piacerà questo posto, ma provare qualcosa di nuovo non mi potrà fare troppo male, di questo sono certa anche io. «Manca molto?» domando spazientita, al conducente, parlando con il mio marcato accento tedesco. «Un paio di minuti e saremo a destinazione» risponde l'uomo, che sembrerebbe essere di ottimo umore. Ci credo, con tutti i soldi che dovrò sborsare! Qualche minuto fa ho visto delle rovine splendide, e speravo vivamente fossimo vicini, ma a quanto pare il centro si trova dall'altra parte. Controllo il cellulare, che non sembra dare cenno di trovare campo, e finisco con il mettermi a giocare a Candy Crush, mentre la macchina prosegue. Alzo gli occhi al finestrino solamente quando mi accorgo stiamo rallentando, e capisco anche il motivo di ciò: siamo arrivai. Un altro taxi si è scostato, per far passare questo, e davanti a noi si può ammirare il piazzale. Appena giungiamo al centro di questo, la vettura s ferma, ed io tiro fuori il portafogli dalla mia borsa, pagando così l'uomo. Dopo essere scesa dalla vettura, il conducente fa lo stesso, prendendo il trolley dal bagagliaio e posandolo con delicatezza a terra. Bene. E ora che faccio? Dopo avermi fatto un cenno di saluto, l'uomo si rimette al volante, mentre io mi guardo in giro, vedendo un ragazzo a pochi passi da me. Anche lui ha con sé dei bagagli, quindi non so quanto mi possa essere utile, ma provo ugualmente. «Scusa, sai per caso dove sia la segreteria?» chiedo, con tono gentile, sebbene il mio accento faccia sembrare duro tutto ciò che io dica.

«Sì, è dentro quell'edificio» risponde lui, amichevolmente, facendo un cenno verso l'enorme edificio che abbiamo di fianco, che è impossibile da non vedere.
Sembra sicuro di ciò che stia dicendo, quindi deduco sappia realmente dove si trovi, cosa strana per un nuovo arrivato. Magari è solo andato in vacanza.
«Sono Anthony» si presenta poi il ragazzo, mentre io sono ancora intenta ad osservare l'edificio antico. Non pensavo di dovermi fermare qui a parlare, ma a quanto pare è il prezzo da pagare per aver chiesto indicazioni.
Beh, almeno non si tratta di un brutto ragazzo, tutto sommato sarebbe potuta andarmi peggio.
«Yvonne» mi presento, semplicemente, facendogli un piccolo cenno con la testa, non essendo abituata a formalità quali strette di mano, o a smancerie quali baci sulle guance, come fanno nei paesi più a sud.
«Non sei nuovo, vero?» domando, senza sapere bene cosa dire, dopo qualche imbarazzante istante di silenzio, mentre lo studio.
E' alto, ha gli occhi chiari e di capelli leggermente più lunghi dei tagli alla moda al momento, ma con quell'accenno di barba non sta proprio male. Anche per quanto riguarda il fisico sembra essere messo bene... sì, sarebbe decisamente potuta andarmi peggio.

«Sono molto vecchio, ma sono tornato solamente di recente» replica il ragazzo, facendomi involontariamente alzare un sopracciglio. Insomma, penso intendesse dire che fosse già uno studente qui, in passato, perché non mi pare sia poi tanto vecchio, avrà a malapena qualche anno più di me. «Tu invece lo sei»aggiunge poi, constatando l'ovvio. «Già» rispondo, semplicemente, alzando le spalle. Non sono decisamente abituata a conversare in inglese, sebbene conosca piuttosto bene la lingua. «Bè, se devi andare a prendere le chiavi della tua stanza, possiamo fare il tragitto insieme» commento quindi, con nonchalance, visto che non mi piaccia andare in giro da sola. Già sono costretta a trascinare dietro di me il trolley - missione quasi impossibile grazie al peso di questo e alla ghiaia del piazzale -, non ho intenzione di andare alla ricerca della segreteria. A quanto pare, poi, dovrò anche condividere la mia stanza con qualcuno, e l'idea mi irrita particolarmente, perché sono abituata ad avere i miei spazi. Insomma, se si fosse trattato di mia cugina non avrei battuto ciglio, visto che praticamente abbiam vissuto insieme per gli ultimi diciassette anni, ma una sconosciuta... no grazie. Mi auguro solo non mi rechi troppo fastidio... non le converrebbe. Adesso che ci penso, non sono neanche sicura avrò solamente una coinquilina, mi han solo detto che non avrò una singola... so già sarà una convivenza terribile.

«Vuoi una mano?» mi domanda il ragazzo, riferendosi al mio trolley.
Per quanto mi piacerebbe accettare la sua proposta, visto il considerevole sforzo che richiede spostare tutto questo peso per me, non sono certa che il ragazzo ce la faccia realmente, vista la quantità di bagagli che possiede.
Penso la sua proposta sia stata solo una formalità, e non un invito reale.
L'attenzione del ragazzo, però, passa ad altro, ancora prima che io gli possa rispondere.
Un van, infatti, arriva non troppo velocemente nel piazzale, a poca distanza da noi, ed il cavallo che c'è all'interno sembra non vedere l'ora di uscire, a giudicare dal fracasso che provoca.
Non ci vuole molto, comunque, perché un ragazzo alto e dai capelli scuri arrivi, dalla direzione in cui si trova la scuderia direi, visto il fieno che ha sul maglione, ed apra il portellone del van, facendo scendere il cavallo. Mi volto verso Anthony, che è intento a scrutare l'esemplare.
«E' tuo?» domanda, voltandosi appena verso di me, prestando fin troppa attenzione all'equino.
«Non penso» replico, perché in effetti i miei genitori hanno pensato a tutto, e non ho assolutamente idea di che cavallo io mi ritroverò ad avere.