This Town

Alle cinque di questa mattina ero a Cardiff, per prendere il volo per Dublino. E' stato il volo più breve che io abbia mai preso, ma le ore in bus stanno compensando pienamente per questo. Fino ad un paio di fermate fa ero seduta accanto ad un simpatico vecchino irlandese, a cui mancava qualche dente, e che aveva una pronuncia piuttosto diversa dalla mia, ma ci siamo riusciti a capire in ogni caso. Mi ha chiesto cosa ci facessi in Irlanda, così gli ho spiegato la mia storia e lui mi ha raccontato un po' della sua. E' stata una bella esperienza, insomma. E' il secondo bus che cambio questo, ma oramai dovrei essere quasi arrivata alla mia fermata... credo. L'autista mi ha detto che mi avrebbe fatto un cenno una volta giunti alla fermata vicino al college, in ogni caso, quindi non mi preoccupo troppo. Quando le porte del bus si aprono, l'uomo si volta leggermente e mi fa segno con la mano che sia arrivato il momento per me di scendere. «Grazie mille» gli dico, sorridente, mentre sistemo il mio zaino sulle spalle. Ho portato solo lo stretto indispensabile, quindi solamente il contenuto del mio zaino. I miei vestiti non occupano troppo, in ogni caso. Quando l'autobus si allontana per la strada piena di buche, io mi guardo intorno, non sicura di dove andare, accorgendomi dopo qualche istante del cancello che porta il nome del college. Mi incammino quindi per quel viale, superando il cancello, ed osservando il panorama che mi circonda. So già che amerò alla follia stare qui. Non vedo l'ora di conoscere la mia coinquilina, soprattutto... non ho mai vissuto con nessuno al di fuori di mia madre, sarà proprio divertente! Mi ci vuole qualche minuto per arrivare in quello che all'apparenza sembrerebbe un piazzale tondo. Bene... ed ora?

Sento il rumore delle gomme di un'auto avvicinarsi, finché la macchina non si ferma a pochi metri da dove mi trovi io. Un ragazzo alto dai capelli rossi scende dalla vettura, che non ci mette molto a ripartire, tornando indietro per la stessa strada.
«Hey! Hai per caso la minima idea di dove si vada per iniziare?» il ragazzo si rivolge a me, parlando con un simpatico accento irlandese.
«Purtroppo no, sono appena arrivata anche io» commento, alzando leggermente le spalle, ma non potendo trattenere un sorriso. Almeno non sono da sola.
«Autumn, piacere» mi presento, utilizzando solamente il mio primo nome perché sono certa che le persone che non mi conoscano possano trovare bizzarro il nome, dato che mi chiamo esattamente come una specie di salvia che cresce nel Texas. Ho sempre amato il mio nome, e non ho mai incontrato nessun altro che lo portasse, ma posso capire perché qualcuno possa rimanere perplesso nel sentirlo.
Il mio sguardo segue il fisico del ragazzo, decretando che sia indubbiamente alto, non solo perché io sia discretamente bassa. E a quanto io possa constatare, anche lui ha deciso di viaggiare leggero. Chissà, magari l'idea di cambiare vita porta anche al desiderio di abbandonare il vecchio guardaroba.

«Mia madre ha detto che ci dovrebbero essere degli alloggi qui nei paraggi» dice, portandosi la mano dietro la nuca, gesto che interpreto come perplessità riguardo al da farsi.
«Che bel nome, particolare... Il mio a confronto è noioso. Louis, comunque» si presenta lui, divertito, ed anche la mia espressione diventa simile alla sua.
Già, mi hanno attribuito parecchi aggettivi nella mia vita, ma noiosa non è mai stato uno di questi.
Sono molto spontanea, spesso finisco per il combinare qualche guaio, sebbene io non abbia mai l'intenzione di farne. In un modo o nell'altro riesco sempre a cavarmela, comunque, senza recare danno a nessuno.
«Che dici, Louis, proviamo ad entrare in tutti gli edifici finché non troviamo quello giusto?» domando quindi, non avendo idea di come potremmo procedere altrimenti.
So che il mio accento gallese sia piuttosto marcato, ma dato che lui è chiaramente irlandese - e che quindi l'inglese sia la sua prima lingua - non credo avrà troppe difficoltà di comprensione.
«Sei qui in qualità di studente o di lavoratore?» chiedo poi, curiosa di saperne di più di questo ragazzo, e non facendomi alcun problema a fare domande personali.

Ci possiamo provare, sperando di non arrivare subito alle stalle, non credo che riuscirei a sopportarlo, non dopo aver viaggiato in un'auto della polizia per due ore... replica il ragazzo, facendo sorgere spontanee mille domande. Essendo io una persona molto diretta, non mi faccio nessun problema nel chiedergli esattamente ciò che voglio sapere, comunque. Auto della polizia? Che reato hai commesso? domando quindi, non provando neppure a nascondere la curiosità nel mio tono di voce.
Studente, per il programma di riabilitazione della signora Smith risponde poi alla mia domanda, ed io annuisco, sebbene non conosca perfettamente le dinamiche che permettano a qualcuno che abbia commesso un reato di finire qui.
Tu, invece? chiede poi, ed un sorriso torna di nuovo sulle mie labbra.
Sono un'insegnante di yoga, sono stata assunta per lavorare nella palestra della città qui vicina, ma a quanto ne so è in qualche modo convenzionata con il Ballynamire e quindi... bé, sono finita con l'alloggiare qui replico, mentre ci avviciniamo alla scalinata che conduce all'ingresso dell'edificio. Mi piace questo posto, ha un nonsoche di accogliente, anche se sono appena arrivata.
Credo riuscirò ad ambientarmi molto bene.

«Tranquilla, non ho fatto nulla. Sono capitato per sbaglio in una rissa in cui un ragazzo è finito in ospedale, quando è arrivata la polizia i colpevoli sono scappato e siccome ero rimasto per aiutare il ragazzo mi hanno usato come capro espiatorio. Sai, essere figli di avvocati ha aiutato quegli stronzi... Quindi eccomi qui» mi spiega, con una piccola risata. Gli sorrido, capendo la situazione. Mi sembra un ragazzo a posto, potremmo anche diventare amici, magari. «Ottimo, credo che inizierò ad interessarmi allo yoga» commenta poi, dopo aver sentito la mia spiegazione. Inutile dire che mi si illumini il viso, sentendogli dire una frase simile. Lo yoga è parte fondamentale della mia vita, e l'idea che io possa farlo conoscere a gente nuova mi esalta terribilmente. «Sì! Ti posso dare qualche lezione di base in privato, se non hai mai fatto nulla di simile, visto che all'inizio potrebbe sembrare un po' complicato. Ad ogni modo avrò sia una classe per principianti, che una per esperti, quindi in ogni caso in quella per principianti non ti troveresti troppo spaesato... ed io sto parlando troppo in fretta» mi accordo, cercando di darmi un contegno. Mi esalto facilmente, questo è sicuro, ma sono davvero innamorata dello yoga, potrei parlare per ore dell'argomento. Nel frattempo il ragazzo mi sta tenendo la porta, per farmi entrare per prima, da perfetto gentiluomo. «Prego, Madame» dice, facendomi ridere leggermente, mentre varco la soglia e lo aspetto per qualche istante.

«Se riesci a farmi amare lo yoga quanto lo ami tu accetto volentieri, sia lezioni private che non» risponde il ragazzo, con un sorriso, che ricambio subito.
Grazie al cielo abbiamo trovato l'edificio corretto al primo colpo, visto che da qui si vede la reception, con le chiavi delle camere ben esposte al muro. Ci dirigiamo entrambi lì, e dopo aver ritirato le nostre rispettive chiavi, ci allontaniamo da lì di qualche passo.
«Beh, direi che è tempo di andare a vedere le camere, se vuoi possiamo incontrarci questo pomeriggio, che ne dici? Puoi anche scegliere tu cosa fare» domanda il ragazzo, ed io annuisco, entusiasta. E' raro che i ragazzi carini siano anche gentili e simpatici, ma lui sembra proprio essere l'eccezione alla regola. Osservo per qualche attimo la chiave che ho in mano, che reca il numero 24.
«Facciamo che ci vediamo qui davanti alla reception verso le tre, e andiamo ad esplorare un po' il luogo insieme?» domando, proponendo la cosa più banale, ma necessaria, visto che siamo entrambi nuovi arrivati.
Amo passeggiare nella natura, poi, quindi sarebbe davvero perfetto. In più, per quanto io ami lo yoga, non penso proprio che dopo il viaggio lui abbia voglia di mettersi a fare esercizio, per quanto possa essere blando lo yoga per principianti.