Volcano

Non è da me girovagare per i luoghi sperduti del Ballynamire, ma dopo una passeggiata a cavallo e una bella doccia, ho deciso di coprirmi per bene e uscire per sgranchirmi ancora un po'. Non è esattamente caldo, ma almeno per adesso non piove, e questo mi basta, visto che la Russia è decisamente più fredda e non è certamente il freddo il mio punto debole. Mi ritrovo nel piazzale, e mentre lo sto attraversando mi capita di trovarmi Olena sotto lo sguardo; osservo la sua figura dai capelli biondi, che sta leggendo qualcosa seduta su una panchina, da sola. Forse è il momento giusto per chiarirci per quanto riguarda l'altra sera, al Gaol. So di esserci passata come una stupida ubriacona, ma lei conosce bene il mio carattere, e sa che non è ovviamente quello. No, per lei serbo solamente disgusto, e penso assolutamente che non meriti né quel gran bel fusto che le faceva compagnia l'altra sera né tanto meno Nik, il mio adorato Nik, che spero si sia reso conto dell'immensa cavolata che ha fatto invaghendosi della biondina Ucraina, che l'ha facilmente scaricato per la sua carriera. Mi avvicino, e penso che non mi abbia ancora notata. Quando le sono di fronte, a pochi metri di distanza, attacco, con pacatezza.
«Mi dispiace interrompere la tua interessante lettura, biondina», inizio, spostandomi i capelli sulla schiena. «... Volevo solamente chiarire riguardo l'altra sera.» La informo, alzando le sopracciaglia. Potrei tranquillamente andare avanti senza attendere una sua risposta, ma i miei mi hanno sempre insegnato l'educazione. Esatto, l'educazione prima di tutto...

Olena alza gli occhi al cielo irritata, mentre io mi stringo fra le braccia per il freddo, che mi attraversa il maglioncino di cachemire non troppo pesante.
«Muoviti, ho da fare»
Mi incita poi in modo brusco, innervosendomi ancora di più. So che le mie parole assolutamente prevedibili potrebbero non farle né caldo né freddo, eppure sento il bisogno di dirgliele esplicitamente; beh, ovviamente oltre al fatto che la odio. Sì, la odio.
«Ti odio, Olena Tkachenko. Ti odio per aver giocato con Nik, facendogli credere di essere l'amore della sua vita per poi lasciarlo alla prima occasione che ti è capitata. Ti odio perché è mio fratello, e perché mi sono odiata per aver lasciato che questo accadesse, anche se è chiaro che io non ho alcuna colpa. Ti odio perché mi hai fatta dubitare in me stessa. Ti odio e non ti permetterò mai più di ferire l'unica persona che io abbia mai amato. Ti odio, perché tutto quello che so di te è che sei una stupida biondina venuta dall'Ucraina per rovinare un po' la vita a me e mio fratello, per poi tornartene da dove venivi, preferendo la carriera a lui. Tu non meriti mio fratello, non l'hai mai meritato e non avevi il diritto di avvicinarti a lui. E lui non ti merita, non merita una come te, pronta ad abbandonarlo al primo pretesto. E ti giuro che se proverai ancora una volta ad avvicinarti a lui... Credo che tu abbia afferrato il concetto»
Tutte queste parole escono incontrollabili, una dopo l'altra, e sembrano non avere intenzione di fermarsi o venire filtrate se non dai mille sentimenti contrastanti che mi sovrastano al momento. Rimango in silenzio, avvolta nel freddo autunnale dell'Eire, che mi parla di foglie cadute e amori perduti... Non penso di aver mai provato una cosa del genere.

La sua espressione potrei dipingerla. E' sempre la stessa quando si trova di fronte a me, e ormai la so a memoria. Ovviamente al momento più che dipingere la sua stupida faccia ucraina la farei viola, ma per rispetto dei miei principi nobili penso che mi limiterò a rispondere occhio per occhio, dente per dente, come diceva spesso mio nonno.
«Hai finito?»
Chiede semplicemente lei, con una certa e irritante apatia, che mi fa venir voglia di strapparle tutti i capelli che ha in testa. Ma anche di fare questo mi trattengo, dato che so esattamente che era esattamente il suo intento quello di farmi irritare fino a questo punto.
Oppure si immagina che io mi volti e sparisca? Perché se è così, si deve arrendersi. Devo rovinarle almeno un po' la giornata, non mi interessa come. Mi sfilo il cellulare dalla tasca e mi siedo di lato a lei.
«No, non ho finito»
Commento, iniziando a scorrere i messaggi con un ragazzo con cui ho avuto una storia poco prima di partire per venire qua.
«Se pensi che io ti lasci stare senza prima averti rovinato la giornata ti sbagli»
Affermo poi, rimanendo impassibile.
«Ops, ho rivelato i miei intenti»
Voglio sfogarmi, essere insidiosa e fastidiosa nei suoi confronti, non voglio che torni in camera sua con la stessa tranquillità che ha adesso dipinta sul volto. Non voglio proprio.