Hei World, I'm here.

07/09/2016 - tarda sera [conclusa]

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    Sì sto bene, no mamma non preoccuparti, ti voglio bene anche io, sì ti ho detto di stare tranquilla… ci sentiamo, ciao.
    Il cellulare emette un “Tuu” secco e al mio orecchio non arriva più alcun suono. Mia madre è fin troppo protettiva, sarà che non sono mai stata via per più di due settimane e per lei dev’essere difficile lasciarmi partire così senza nemmeno troppo preavviso, è normale che le mancherò ma prima o poi sapeva che sarebbe successo. Come si dice? Prima o poi bisogna tagliarlo il cordone ombelicale e pare che in questo io sia abbastanza brava.
    Sbadiglio guardando fuori dal finestrino ma il buio è talmente fitto che non vedo a più di un metro e mezzo di distanza. Sono stanca. Guardo il display del cellulare che segna le undici e qualche minuto, non è tardi ma è stata una giornata sfiancante. L’unico volo che sono riuscita a trovare è partito da Londra alle otto, alle nove sono atterrata e ora sono seduta sul sedile posteriore di un taxi da un’oretta e mezza, Certo, niente di che, peccato che è dalle sei di questa mattina che sono in piedi. Sì perché, giustamente, ho avuto la brillante idea di aspettare fino a stamattina per fare la valigia, il che sarebbe anche una cosa accettabile se non fosse che mia madre ha deciso di portarmi a comprare “le ultime due cose che ti mancano”. E per lei non sono certo due. Fatto sta che siamo uscite di casa prima delle dieci e una cosa tira l’altra siamo tornate a casa alle tre.
    Prima o poi mi dovrò sdebitare con lei, in dodici anni ha fatto tanto, entrambi hanno fatto tanto e io per loro non sono ancora riuscita a fare nulla... a parte farli preoccupare.
    Preferisco non pensarci, almeno per ora, e torno a guardare nel buio scorgendo di tanto in tanto qualche albero, un paio di cespugli e credo anche un leprotto. Scusi, quanto manca? Chiedo gentilmente all’autista sporgendomi verso di lui in mezzo ai sedili anteriori una ventina di minuti, signorina. Ricado pesantemente indietro, stanca e felice, con una strana sensazione allo stomaco, credo sia la consapevolezza che tra meno di un’ora la mia vita cambierà, dovrò imparare a cavarmela da sola, non ci sarà nessuna domestica a pulirmi camera ogni mattina, a lavarmi i vestiti, a preparare la mia colazione preferita… E’ una sensazione bella, è la consapevolezza che forse finalmente riuscirò a trovare “il mio posto nel mondo”.
    Rimango assorta nei miei pensieri di angosciosa felicità e a ridestami ci pensa un violento sobbalzo del taxi che mi fa sbattere la teta contro il tettuccio della vettura Ahi! Un gridolino esce dalle mie labbra e impreco tra me e me mentre mi carezzo leggermente la testa Scusi, ma la strada per Ballynamire da qui in poi non è molto “comoda”, ma non si preoccupi, tra cinque minuti saremo arrivati.
    Frugo velocemente nello zaino e tiro fuori Baba, il mio peluche, per abbracciarlo un’ultima volta prima che diventi il mio piccolo “segreto” e lo rimetto al suo posto.
    L’auto si ferma e dopo aver scaricato la valigia e aver ringraziato gentilmente il tassista sono finalmente sola.
    Muovo i primi passi sul selciato della mia nuova casa mentre la fresca brezza irlandese mi carezza dolcemente i capelli e il collo.
    Benvenuta Miruna, ci siamo.


    Edited by ~Little Moon~ - 12/10/2016, 17:38
     
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    Ho aperto il mio nightclub da soli tre giorni, e mi sono già ammalato. Stasera ho fatto solo un salto lì, ma visto il mio pesantissimo raffreddore ho pensato non fosse il caso di rimanere tutta la notte, né di continuare a fare drink, visto che ogni tre pe due mi veniva da starnutire.
    Torno così in taxi fino a Ballynamire, non avendo voglia di camminare e, per la prima volta dopo secoli, potendomi permettere qualche spesa extra.
    Non fa troppo freddo questa sera, ma sono quasi certo di dover comprare una macchina prossimamente, per fare avanti-indietro dalla città alle quattro o alle cinque di mattina, visto che tra un mese il clima sarà ben diverso rispetto a quello che c'è ora.
    Sbuffo, mentre osservo la macchina svoltare nel vialetto d'ingresso a Ballynamire e fermarsi nel piazzale, mentre un altro taxi si sta allontanando.
    «Grazie mille, amico» dico al tassista, porgendogli i soldi e scendendo così dalla vettura. Appena alzo lo sguardo noto l'unica altra persona nel piazzale a quest'ora. Si tratta di una ragazza dai capelli scuri, ma dato che è di spalle, non posso dire di più... se non che abbia un bel fisico.
    «Serve una mano?» domando prontamente, non volendo rinunciare all'occasione di incontrare una bella ragazza, sebbene io non mi senta proprio benissimo.

    SPOILER (click to view)
    scusa per il ritardo D:
     
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    Mi guardo intorno nel piazzale deserto, l’atmosfera notturna rende tutto molto più tetro e per quanto la notte mi tranquillizzi non nego che vorrei ci fossero altre persone. Una ventata fredda mi fa rizzare la pelle. A pensarci bene sono sola, di notte, non so dove andare e fa pure abbastanza freddo, non posso dire che sia la situazione migliore in cui una ragazza dovrebbe trovarsi.
    <<Serve una mano?>> Mi giro di scatto e vedo un ragazzo, da lontano nel buio non distinguo benissimo la figura ma posso dire con certezza che è molto alto ed è giunto come se fosse una sorta di desidero esaudito. Almeno ora non sono più sola.
    Lo guardo un attimo, vorrei presentarmi ma ho un po’ paura, non mi va di passare per idiota ma nemmeno di passare per maleducata. Mi ripeto mentalmente che se sono arrivata fino a qui è anche per vincere la timidezza ma si sa, i buoni propositi non vanno quasi mai a buon fine.
    Ma dai, tanto questo posto è talmente grande che probabilmente quando lo rivedrai non si ricorderà nemmeno di te”.
    Indugio ancora qualche secondo prima di parlare <<Ehm… credo di sì, sono appena arrivata e non so dove andare>>arrossisco violentemente ma la notte è dalla mia parte e al buio spero non si noti, mi tocco nervosamente un braccio e non riesco ad alzare lo sguardo dalle mie Vans nere. Tanto per cambiare sembro un’ idiota.
    Mi rendo conto benissimo che non potrò andare avanti così per molto, non potrò sempre scappare e nascondermi, ora sono una ragazza più che matura in un posto totalmente estraneo e se non ci provo nemmeno a conoscere qualcuno rimarrò da sola. E non voglio rimanere sola.
    Arrossisco ancora di più, alzo lo sguardo verso il mio interlocutore e ne rimango un attimo incantata, noto subito le braccia tatuate e i due piercing al naso, non posso fare a meno di pensare che sia uno “un po’ come me” e mi rilasso leggermente acquistando una certa sicurezza che quasi mi stupisce.
    Gli tendo la mano sorridendo <<Comunque piacere, Miruna>>
     
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    «Ehm… credo di sì, sono appena arrivata e non so dove andare» replica la ragazza, mentre io annuisco. Oh, mi capita di vedere così tante persone qui, che ormai è diventato parte della mia routine il dare indicazioni. Appena mi soffermo un po' sull'aspetto della ragazza, comunque, non mi ritrovo affatto dispiaciuto di doverla aiutare, anzi. E' decisamente uno schianto e, da quanto mi sia possibile ammirare, il suo corpo non è proprio niente male. «Ti accompagno in segreteria, allora» replico, facendole un sorriso. «Comunque piacere, Miruna» si presenta la ragazza, sfoggiando un nome che io non posso dire di aver mai sentito prima, nè sono in grado di associare ad una posizione geografica. «Colin» replico nuovamente, senza entrare troppo nel dettaglio. Probabilmente tornerò più avanti sull'argomento, se non avremo altri spunti di conversazione. «Prendo io la valigia, tranquilla» dico poi, non accettando assolutamente un no come risposta. Quando si ha l'occasione di dimostrare la propria virilità, io sono sempre in prima linea. Peccato che io mi senta un po' da schifo oggi, altrimenti avrei sicuramente potuto fare un'impressione migliore. Pazienza, bisogna accontentarsi di ciò che si ha... e nonostante il raffreddore, io ho comunque un fisico fantastico, sono alto 1.90 e i miei capelli fanno sempre la loro scena, anche quando il vento li scompiglia... proprio com'è successo oggi.
     
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    «Colin» Replica il ragazzo, è un nome molto bello e a guardarlo bene in viso gli si addice molto bene. Si offre di accompagnarmi in segreteria e non posso fare di pensare quanto sia gentile mentre l’ennesima folata di vento ci scompiglia nuovamente i capelli. Diamine. Oltre che gentile è anche tremendamente bello. Lo guardo con un’espressione assolutamente ebete sperando di rincontrarlo in giro per il college.
    «Prendo io la valigia, tranquilla» Vorrei replicare ma non riesco a dire niente, annuisco ringraziandolo con un filo di voce sperando che la cosa non gli dia troppo fastidio.
    Sono curiosa, vorrei sapere qualcosa in più su di lui ma mi limito ad osservarlo con attenzione. È alto, molto alto, credo circa 190 cm ma non so stimarlo con precisione, le spalle non sono troppo larghe e il fisico non sembra esageratamente scolpito. È esattamente il tipo di ragazzo che io definirei perfetto. Lo guardo un attimo negli occhi e non capisco da dove arrivi tutta questa mia sicurezza e per quanto sia buio noto subito che non lasciano trasparire molto sulle sue emozioni, a differenza dei miei.
    Distolgo lo sguardo velocemente quando sento le guance avvampare, sono agitata e ho voglia di una sigaretta. Frugo velocemente nelle tasche e tiro fuori il pacchetto di Lucky Strike, npicchietto leggermente il fondo con l’indice fino a che non ne esce una che prendo direttamente con le labbra. Porgo il pacchetto a Colin sfoderando il sorriso meno timido che possa permettermi «Posso offrirtene una? » mi sembra davvero il minimo che possa fare per sdebitarmi.


     
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    Sento lo sguardo della ragazza su di me, così mi volto leggermente, trovandola effettivamente a fissarmi. Appena un attimo dopo, però, distoglie lo sguardo. Mi sembra quasi imbarazzata, il che mi fa sorridere, divertito. Non so, le ragazze più timide sono quelle che preferisco, sebbene non disdegni proprio nessuno. Questa volta sono io ad osservarla, quando estrae un pacchetto di sigarette dalla tasca e prendendone una con le labbra, in un gesto vagamente sensuale.
    «Posso offrirtene una?» mi domanda, ed io non esito neppure un secondo a prendere il pacchetto che mi sta porgendo.
    «Volentieri, visto che ho lasciato le mie in stanza» commento quindi, prendendo una sigaretta dal pacchetto e riporgendolo alla ragazza. L'accendino non mi manca mai, però, quindi lo tiro fuori dalla tasca dei pantaloni, dopo aver messo la sigaretta tra le mie labbra. Mi avvicino ulteriormente alla ragazza, per poi accendere la sua sigaretta, senza aggiungere altro. Accendo poi la mia, inspirando il fumo e buttandolo fuori lentamente. Fumare avendo il raffreddore non è una cosa molto saggia da fare, ma pazienza.
    «Non ci sono molte ragazze che fumino da queste parti» commento quindi, non sapendo bene cosa dire. Ah, non sono proprio in forma oggi.
     
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    «Non ci sono molte ragazze che fumino da queste parti » Il suo commento mi fa trasalire leggermente, prima di questo momento non mi sono mai nemmeno posta il problema di sapere se il regolamento consenta o meno di fumare.
    Colin accende anche la mia sigaretta con fare molto tranquillo e immagino che non ci siano problemi. Lo guardo fare il primo tiro e noto che ha qualche difficoltà ma non di quelle che avrebbe un fumatore alle prime armi, anzi, mi ricorda me quando ho l’influenza.
    «Ehi… ma stai bene?» Decido di chiederglielo anche se la risposta credo già di saperla, se davvero sta male preferisco non disturbarlo ancora… e poi con questo freddo se peggiorasse rischierei di non vederlo per un bel po’.
    Inspiro leggermente trattenendo il fumo in bocca per qualche secondo per poi buttarlo fuori a piccoli cerchi che si dissolvono nel vento. Ho sempre amato i giochini di questo tipo, ricordo una balia dell’orfanotrofio che lo faceva sempre e ogni volta che la vedevo rimanevo incantata.
    Guardo ancora Colin con la sua sigaretta, se è così bello al buio e col raffreddore non oso immaginare come sia da sano.A dirla tutta però mi sento un idiota, per un attimo ho pensato di potergli interessare ma a pensarci bene l’ ho appena conosciuto e non credo proprio di essere il suo tipo, per quanto possa essere oggettivamente una ragazza carina forse è meglio lasciar perdere.
     
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    «Ehi… ma stai bene?» mi domanda la ragazza, probabilmente accorgendosi del fatto che io sia leggermente in difficoltà nel fumare. Sto per risponderle, ma finisco con il tossire leggermente, coprendomi la bocca con il dorso della mano. Fortuna che ho la sigaretta tra le dita dell'altra mano. «Odio il raffreddore» commento, cercando di mantenere un tono divertito, sebbene sia la verità. Spero solo non si trasformi in un'influenza seria. La ragazza mi da l'impressione di essere preoccupata della cosa, se devo essere onesto. «Tranquilla, non ti attacco nulla... lasceremo le effusioni ad un altro giorno» la provo quindi a rassicurare, senza riuscire a trattenere quell'ultimo commento. E' inutile, anche da malato devo buttare allusioni ovunque, è più forte di me. Insomma, perché no? Ho notato mi stesse osservando - non che io non le abbia puntato gli occhi addosso prima, eh - e lei è decisamente una bella ragazza, non vedo perché qualcosa non potrebbe accadere. Certo, il mio obiettivo è unicamente quello di portarmi a letto le ragazze, non sono un tipo da relazione... se a lei andasse bene così, non ci sarebbe proprio alcun problema.
    Decido di riprovare a prendere un fiato dalla sigaretta, riuscendoci leggermente meglio dell'ultima volta, almeno. Non oso immaginare quanto la mia faccia sia sbattuta in questo momento... decisamente non avrò dato un'ottima impressione.
     
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    «Odio il raffreddore» Come pensavo è malato, il suo tono di voce mi sembra abbastanza divertito ma non capisco se sia serio o se sia solo del semplice sarcasmo, dopotutto ha appena finito di tossire e non penso che la cosa sia tanto divertente. Vedere qualcuno, anche col minimo sintomo influenzale, fa uscire l’ istinto da crocerossina che c’è in me e non posso fare a meno di preoccuparmi.
    «Tranquilla, non ti attacco nulla... lasceremo le effusioni ad un altro giorno» Il suo commento mi colpisce dritta al cuore che sala un battito e per poco non mi soffoco col fumo della sigaretta. Lo guardo con gli occhi sgranati ma le mie guance iniziano a bruciare, non voglio che se ne accorga e torno a puntare lo sguardo sulla sigaretta come se non fosse successo nulla. In tanti anni, per quanto io sia giovane e per quanto possa essere timida mi è già capitato di finire a letto con ragazzi conosciuti da poco ma data la mia riservatezza mi hanno sempre vista tutti come “la verrginella”, in effetti non ho mai avuto una storia seria, anzi, non ho mai avuto una storia e basta.
    Alzo di nuovo lo sguardo verso di lui ma non so se parlare o meno, potrei fare una battuta senza prendere sul serio quella frase, potrei essere accondiscendente e passare per la poco di buono, oppure potrei semplicemente stare zitta, tornare a guardare la sigaretta e dar voce alla mia parte più timida limitandomi ad arrossire.
    Mi sento leggermente confusa, più lo guardo più mi sembra perfetto nonostante il volto influenzato e non riesco a fare a meno di pensare che se fosse lui ad attaccarmela non mi importerebbe molto dell’ influenza.
    Sorrido pensando a quanto io possa essere infantile, ora dovrei essere una ragazza matura e non dovrei lasciarmi distrarre da certe cose.
    «Beh, mi stai simpatico… qualche volta se ti va potremmo prenderci un caffè» Non ci penso e parlo d’ impulso, forse un po’ troppo, in fondo non mi va di sembrare una facile ovvio, ma nemmeno di sembrare una che vuole un appuntamento. Miruna, sei davvero un’idiota.
     
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    La ragazza sembra davvero stupita dall'allusione posta nella mia frase, e sembra quasi imbarazzata da quella, visto che evita il mio sguardo e si concentra sulla sigaretta.
    «Beh, mi stai simpatico… qualche volta se ti va potremmo prenderci un caffè» dice poi, ritrovando coraggio. Annuisco, facendole un sorriso.
    «Molto volentieri, ma direi sia meglio aspettare che mi passi completamente il raffreddore, così non corriamo rischi... altrimenti potresti doverti ritrovare a farmi da infermiera» commento, immaginando la peggiore delle ipotesi, ovvero quella in cui il mio raffreddore si trasformi in una vera e propria influenza. Rimango per qualche secondo in silenzio, visto che riporto la sigaretta alle mie labbra, non volendo arrendermi, nonostante stia faticando parecchio nel fumare.
    «Anche se, ad essere onesto, il pensiero di averti come infermiera non mi dispiace affatto» commento con nonchalance, subito dopo aver soffiato fuori il fumo. Certo, nella mia mente indosserebbe anche uno di quegli abiti sexy da infermiera... ah, sarebbe davvero un modo piacevole per far passare l'influenza... o almeno per non farmici pensare. Ho come l'impressione che sarei molto distratto se succedesse, non mi ricorderei neppure di essere malato.
     
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    «Molto volentieri, ma direi sia meglio aspettare che mi passi completamente il raffreddore, così non corriamo rischi... altrimenti potresti doverti ritrovare a farmi da infermiera» Appena Colin dice quell’ultima frase non posso non trattenermi e, immaginandomi in qualche strano cosplay da sexy infermierina, scoppio a ridere imbarazzata. Cerco di riprendere il contegno ma non riesco a togliermi dalla faccia il sorriso divertito.
    Lo guardo di nuovo e noto che le difficoltà nel fumare aumentano ad ogni tiro, se rimarrà qui fuori ancora probabilmente passerà la prossima settimana a letto con la febbre e non mi va che si ammali per causa mia.
    «Anche se, ad essere onesto, il pensiero di averti come infermiera non mi dispiace affatto» Lo guardo e sorrido, nemmeno a me dispiacerebbe essere la sua infermiera ma non voglio che lui lo sappia, sarebbe troppo imbarazzante e soprattutto passarei per quella facile quando poi non lo sono. Ma sono pur sempre una ragazza, per di più single, non posso certo perderle certe occasioni… ma non posso nemmeno cadere ai piedi del primo ragazzo che conosco dopo nemmeno un’ora che ho messo piede nella scuola.
    Inizio a valutare più seriamente l’ idea di prendere un caffè con lui, mi pare di aver capito che nemmeno a lui interessi niente di serio.
    «Sai che il raffreddore non passa se stai in giro di notte a parlare con le ragazze?» Rido leggermente, sto prendendo confidenza con una persona davvero gentile e che non si fa problemi a dire quello che pensa, non vedo perché io dovrei... anche se nella mia frase un fondo di verità rimane, non mi va che si ammali a causa mia.
     
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    La ragazza scoppia a ridere, facendo sorridere divertito anche me, di conseguenza. Mi piace vedere le ragazze ridere, se devo essere sincero, a patto che le loro risate non siano troppo sguaiate.
    «Sai che il raffreddore non passa se stai in giro di notte a parlare con le ragazze?» mi chiede la ragazza, prima che io prenda l'ultimo tiro dalla mia sigaretta, gettando poi a terra il mozzicone e spegnendolo con il piede.
    «Temo tu abbia ragione, purtroppo... ti accompagno in stanza, dai» dico poi, ritornando al piano originale, ovvero prendere il suo bagaglio ed accompagnala prima in segreteria per ritirare le chiavi, poi verso la sua stanza. Non so se sarò abbastanza fortunato da riuscire anche ad entrare nella sua stanza ora, ma ovviamente proverò a riuscirci. Aspetto che lei mi raggiunga, ed inizio a camminare, entrando così negli alloggi insieme a lei. Sono qui da così tanto che sono abituato a vedere questo posto, ma posso capire che per una persona appena arrivato possa sembrare un castello questo posto. Gli alloggi sono giganteschi, così come il college e la scuderia... sì, mia zia ha investito tanti di quei soldi nella ristrutturazione di questo edificio e nella costruzione degli altri... bé, se non altro con le rette degli studenti sta riuscendo pian piano a tornare in pari.
     
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    Colin getta a terra quello che rimane della sua sigaretta ed io decido di imitarlo, spostando col piede qualche sassolino per poi sotterrarla.
    «Temo tu abbia ragione, purtroppo... ti accompagno in stanza, dai»
    Il ragazzo prende la mia valigia e si avvia verso gli alloggi, un po’ mi spiace che porti la valigia, non deve essere molto leggera.
    Entriamo negli alloggi e mi sembra di entrare in un castello, rimango incantata ad ammirare ogni singolo dettaglio, dal bancone alle pareti mi sembra tutto troppo perfetto per essere vero, non oso immaginare il lavoro che ci sia dietro ad ogni cosa. In effetti essendo arrivata col buio non sono riuscita a farmi nemmeno una vaga idea del posto e della sua grandezza, anche se credo che superi di gran lunga ogni mia aspettativa.
    Colin si destreggia molto bene, per quel poco che ho visto, all’ interno del college e mi sorge una curiosità «Scusa se te lo chiedo» non mi va di sembrare troppo inopportuna «Ma da quant’è che sei qui?» chiedo fingendo una certa dose di distrazione mentre ammiro ogni centimetro della stanza. Inizio a chiedermi se oltre che in segreteria sia disposto anche ad accompagnarmi anche alla mia stanza, o magari addirittura IN stanza… no, una cosa del genere non mi sembrerebbe vera, anche perché non posso lasciarmi conquistare subito, almeno un’altra volta dovrò pur vederlo… anche se la tentazione di lasciarlo dormire con me è forte, molto forte.
     
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    «Scusa se te lo chiedo ma da quant’è che sei qui?» mi chiede la ragazza, dopo essersi persa per qualche istante ad ammirare l'interno dell'edificio. «Sette mesi buoni» rispondo, dopo essermi preso qualche attimo di per calcolare. Oddio, è davvero così tanto? Da un certo punto di vista, tra il lavoro ed il resto, mi pare che il tempo sia volato, mentre dall'altro... sono ancora pienamente convinto che questo non sia il posto adatto a me. Eppure, con il fatto che io abbia aperto qui la mia prima attività - più per forza di cose che per scelta mia - ora mi sento quasi... a casa? Sì, quell'idiota di George mi manca sempre, ma ogni tanto mi chiama, quindi ci teniamo aggiornati. Sono certo che un giorno me lo ritroverò qui, con la scusa che gli ho offerto un drink gratis nel mio nuovo locale. Ah, e settimana scorsa stava sessaggiando con qualche ragazza, ma ha sbagliato il destinatario e, quando ho sbloccato il cellulare, mi sono trovato una foto del suo pene. Gli ho risposto "gentile da parte tua, ma non è il mio genere". Inutile dire che poi l'abbia girata a tutto il resto della compagnia, per sfotterlo un po'. Così impara a controllare il destinatario! «Devi dare alla segretaria i tuoi documenti e lei ti darà le chiavi della tua stanza» dico a Miruna, poggiando la sua valigia a terra, nell'attesa che lei ritiri le chiavi.
     
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    «Sette mesi buoni» La risposta del ragazzo non mi stupisce più di tanto, in fondo pensavo fosse qui da più tempo ma immagino che vivendo sette mesi nello stesso posto ci si faccia l’abitudine e anzi, ci si senta quasi a casa. Anche se non deve essere il massimo, magari ha lasciato la famiglia, gli amici... magari prima aveva anche una ragazza... Pensando a queste cose mi rendo conto di quanto possa essere difficile per alcuni studenti dover lasciare tutto e ricominciare quasi da zero, io a differenza loro non ho idea di cosa sia la nostalgia e sinceramente li invidio. Non ho mai trovato un posto dove sentirmi davvero a casa o dove voler tornare e per quanto volglia bene ai miei genitori non sono così sicura che mi mancheranno.
    «Devi dare alla segretaria i tuoi documenti e lei ti darà le chiavi della tua stanza» Colin mi distoglie dai miei pensieri, tiro fuori dallo zaino la carta d’identità tutta stropicciata e la poso sul bancone.
    La mia camera è la numero 23, l’idea di avere una camera, un posto tutto mio, mi rallegra parecchio e non posso non nascondere un sorriso mentre prendo la chiave tra le mani. Non so per quale motivo, se per Colin, per il college, perché avrò un cavallo mio o io Dio solo sa per cosa ma le gambe iniziano a tremarmi leggermente per l’emozione.
    Guardo Colin sperando che non se ne sia accorto «N.23» sorrido dolcemente «Mi accompagni?»

     
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