Now I'm in town, break it down, thinking of making a new sound

Nonostante stia guidando la mia costosissima jaguar, sono particolarmente seccato. Di solito guidare mi tranquillizza, ma questa volta non fa altro che irritarmi maggiormente. Per colpa dell'insulsa relazione di mio padre sono costretto anche io - ormai ventiduenne - a trasferirmi?! Non esiste al mondo. L'alternativa che mi ha dato, però - a mo' di minaccia - era ancora peggiore. Se mi avesse realmente tagliato i fondi sarei morto, probabilmente. Va bene tutto, ma io non sono fatto per lavorare. Con tutte le proprietà che abbiamo in giro per il mondo ci manteniamo, semplicemente affittandole. In più mio padre gioca spesso in borsa, e questo ha portato il nostro conto corrente alle stelle. Ora che anche la villa di Brighton è in affitto, avremo ancora più entrate. Questo vuol dire, però, dover vivere in Irlanda, in mezzo a dei campagnoli che probabilmente non si curano nemmeno del proprio aspetto. Se i miei amici scoprissero dove io sia finito sarebbe la mia rovina. Sbuffo nuovamente, girando a tutta velocità, varcando il cancello. Spengo il navigatore con un gesto veloce, non rallentando minimamente finché non arrivo al piazzale. Lì decido di parcheggiare frettolosamente, prima di spegnere il motore e scendere dalla vettura. Mi guardo intorno, cercando di capire quanto questo posto faccia schifo. Decisamente non l'ambiente adatto a me e ai miei abiti firmati.

Si sentono dei nitriti provenire dalla mia destra, quindi presumo le scuderie si trovino da quella parte. Bene, il primo punto da evitare assolutamente. Non sono mai stato un fan dei cavalli - o degli animali in genere -, li trovo troppo sporchi e fastidiosi. Non oso davvero sapere che tipo di gente frequenti questo posto. Sì, architettonicamente la struttura che ho davanti a me - che presumo sia la struttura che ospita gli alloggi - è molto bella, in stile vittoriano direi, ma il fatto che non sia una singola abitazione ma una sorta di casa studentesca mi fa venire i brividi. La cosa peggiore è che mio padre vuole che io risieda qui dentro! Fuori di testa, lo so. Se pensa che io possa mischiarmi a loro si sbaglia di grosso. Lo scricchiolare della ghiaia vicino a me mi fa spostare lo sguardo dalla struttura alla ragazza che si sta avvicinando. Bionda, non molto alta e con tratti asiatici. Indossa abiti da lei probabilmente ritenuti casual. Iniziamo bene. La vedo lanciarmi qualche occhiata, ed incontro, anche il suo sguardo per pochi istanti. Nonostante tutto, però, non è affatto una brutta ragazza, anzi. Sono certo che sotto quei vestiti si celi anche un bel corpo. «Salve» dice, mettendo le sue mani davanti all'addome, segno che interpreto come mancanza di autostima. Il suo accento è marcato, sebbene mi abbia rivolto solo una parola, ma credo si possa dire lo stesso del mio, dopotutto. Noi inglesi veniamo riconosciuti sempre. «Ciao» replico, decisamente a mio agio, al contrario suo.

«Io sono Hoon.» si presenta lei, con un timido sorriso. Vista la sua statura e la corporatura esile, sembra particolarmente piccola dal mio punto di vista. Anche perché, con il fisico che mi ritrovo io - grazie ad ore ed ore trascorse in palestra - sembro un armadio in confronto.
«Sembri essere appena arrivato, quindi avevo intenzione di darti il benvenuto.» dice la ragazza, mostrando un filo più di sicurezza. La fisso per qualche istante, senza farmi alcuno scrupolo del fatto che la cosa la potrebbe mettere a disagio. Non so se sia il caso di perder tempo qui a parlare con lei, ma il fatto che sia carina gioca molto a suo favore. Esotico va sempre di moda, questo è poco ma sicuro.
«Sono Carter» decido, quindi, di presentarmi, annuendo leggermente in riferimento alla sua affermazione, anche se terribilmente in ritardo. Non ho ancora deciso se presentarmi subito a tutti come figliastro di Suzanne oppure no. Il fatto che nessuno lo sappia potrebbe essere addirittura più divertente. Avrei anche il privilegio di riferire ogni atto illegale commesso dalle persone che mi danno fastidio... sempre che qui i ragazzi abbiano le palle di fare qualcosa fuori dagli schemi. Non ho ancora inquadrato il tipo di studenti che possano frequentare questo posto, ma ho la vaga sensazione che non andremo d'accordo.

«Piacere.» si limita a dire la ragazza, non distogliendo lo sguardo da me. Un sorrisetto compiaciuto appare sul mio volto perché non le posso dare torto. Insomma, anche io se fossi in lei probabilmente non riuscirei a staccarmi gli occhi di dosso. Non so neppure quante ragazze io mi sia riuscito a portare a letto solo nella mia ultima vacanza in spagna. Nelle mie due settimane di soggiorno ho tenuto il conto fino alle prime venti, poi mi sono perso. Sarà il mio fisico, i miei costosi abiti di marca o il mio charme... chi lo sa. L'unica cosa che so è che la combinazione di questi elementi funziona sempre alla grande. Mi sporgo leggermente verso il sedile del passeggero per prendere il mio borsone di Louis Vuitton, prima di premere il pulsante sulle mie chiavi che chiude la capotte. «Saresti così cortese da accompagnarmi fino alle camere?» domando, dimostrando un bon-ton impeccabile come sempre. Peccato che, una volta presa confidenza, io sia tutto fuorché rispettoso... almeno così dicono. Tiro fuori dalla tasca dei miei pantaloni - perfettamente stirati - la chiave che Suzanne mi ha consegnato l'ultima volta che è venuta da noi, per risparmiarmi la fatica di andare in segreteria. Fosse quello il problema, poi. Non vado molto d'accordo con la donna, ma è sempre meglio tenersela buona, visto che almeno non è come le donne che vogliono mio padre solo per i soldi. Essendo discretamente ricca lei stessa, un futuro matrimonio tra i due renderebbe ancora più ricco anche me... sono aspetti da considerare, dopotutto.

«Certamente, seguimi.» dice lei, dopo aver osservato attentamente tutte le mie mosse.
«Hai già le chiavi, non sei già stato in segreteria?» domanda poi. Bè, in effetti si tratta di una domanda lecita, non credo che sia mai successo che qualcuno di nuovo avesse già le chiavi della sua stanza.
«Ho i miei modi per ottenere ciò di cui ho bisogno... o ciò che desidero» commento, facendo una palese allusione nell'ultima parte della mia risposta.
Se non fosse che mi sono dovuto fare un bel viaggio per arrivare (per trasportare la mia amata macchina ho dovuto prendere il traghetto e farmi metà Irlanda in auto), potrei anche provarci seriamente con lei. Sì, insomma, le ragazze timide a volte si rivelano essere piuttosto brave in camera da letto.
Ad ogni modo, con il borsone su una spalla, ci avviamo verso quello che credo sia l'ingresso.
Non mi crea alcuna difficoltà trasportare il mio bagaglio, specialmente visto che la maggior parte dei miei vestiti sono già al loro posto nell'armadio.
Ho mandato qui almeno quindici scatoloni di roba, e Suzanne mi ha garantito sia già stato sistemato tutto nel mio alloggio. Me lo auguro proprio, non voglio dovermi trovare a discutere con lei al primo giorno.

«Immagino non sia molto difficile per te» dice la ragazza, con un'espressione per nulla colpita stampata sul viso. Inutile dire che io percepisca la sua come una provocazione, e quindi rispondo immediatamente. «Se è una sfida, sappi che accetto» commento quindi, ovviamente alludendo al portarmela a letto, senza però dire nulla di troppo volgare ad alta voce. Questa è classe, ne sono consapevole. Ne approfitto, quindi, per lanciare un'occhiata al suo sedere, rimanendo leggermente deluso dal fatto che sia coperto dalla felpa. Pazienza, avrò altre occasioni di ammirarlo... magari proprio in camera mia. «Le camere dei ragazzi si trovano al secondo piano comunque.» annuncia lei, quando varchiamo la soglia degli alloggi. Rimango un attimo in silenzio, ma solo perché mi sto guardando in giro. Non è niente male, architettonicamente parlando, ma con il numero di studenti che risiedono qui ho paura che le stanze non siano particolarmente grandi. Il piano di riserva è quello di trasferirsi in un appartamento nel paese qui vicino, ma non so quanto possa convenire, visto che lo spazio a disposizione non sarebbe molto comunque e non ci sarebbe neppure nessuno della mia età in giro. «Come, non mi accompagni fino a lì?» domando, fingendomi offeso dal suo atteggiamento difensivo, quando in realtà la cosa mi diverte parecchio.

«Oh caro, se questa fosse una sfida, l'avresti già persa in partenza, con me.» replica la ragazza, mentre io non perdo il mio sorrisetto. «Lo vedremo» commento quindi, segnandomi mentalmente che il primo nome sulla lista di ragazze da portarmi a letto sia stato deciso. Non capisco come facciano certe persone ad avere relazioni monogame, è la cosa più irrazionale del mondo. «Non sei abbastanza grande per salire le scale da solo?» mi domanda lei, ovviamente con l'intento di provocarmi. Quando le ragazze fanno resistenza è ancora più divertente. Sono stato con parecchie ragazze del genere, è ancora più soddisfacente potersi vantare di essere riuscito a portarle a letto. «No, direi di no...» commento, continuando a sorridere. «...e direi che non sono neanche abbastanza grande per dormire da solo. Che dici, mi fai compagnia?» domando, senza perdere minimamente il mio spirito. Anche se non accadrà oggi, questa ragazza cederà al mio fascino, proprio come fanno tutte. Lancio un'occhiata davanti a me, vedendo la scalinata che suppongo di dover percorrere per trovare la mia stanza. Mi auguro solamente che non sia troppo piccola o arredata con mobili in stile Ikea. Le mie aspettative non sono troppo alte, però, immagino già che questo posto non mi piacerà per nulla, quindi sono pronto al peggio.

«E' solo una questione di tempo, vedremo quanto ci metterai ad arrenderti.» replica la ragazza. Mi sta davvero divertendo il fatto che provi a non dimostrarsi interessata, quando in realtà nessuna ragazza riesce a rimanermi indifferente.
«Potrei dire la stessa cosa» commento io, sicuro che prima o poi anche lei cederà, finendo con il venire a letto con me.
«Allora penso che tu sia troppo piccolo per me» dice la ragazza, divertita. «Oh, posso assicurarti che non c'è proprio nulla di piccolo qui» commento, facendo un'altra allusione poco velata, avvicinandomi anche di un passo a lei, guardandola dall'alto della mia statura. Più mi avvicino, più piccola sembra davanti a me, visto che è piuttosto bassa. Mi viene quasi voglia di scompigliarle i capelli, ma questo non aiuterebbe certo la mia vittoria nella sfida, dato che molto probabilmente la cosa non farebbe altro che irritarla.
«Anzi, se vuoi posso anche dimostrartelo» aggiungo dopo, facendomi man mano più diretto. Tanto che importa, siamo qui solo io e lei, dubito che qualcuno possa prendersela per la mia mancanza di educazione. L'unica che potrebbe farlo sarebbe proprio Hoon... ma davvero, che importa?
Devo ammetterlo, sto iniziando a prenderci gusto nello stuzzicare questa ragazza, specialmente perché così di primo impatto scommetterei non abbia neppure tanta esperienza. Beh, con un insegnante come me, imparerebbe al meglio, questo è poco ma sicuro.